Ultimi giorni in Europa

Esattamente un anno fa lasciavamo l’Europa per entrare in Africa e oggi, mentre usciamo dalla Bulgaria per entrare in Turchia, realizziamo che tra 250 km abbandoneremo per un tempo indefinito il nostro continente. Se avete letto il nostro itinerario sapete che siamo diretti, questa volta per davvero, in Asia.

E un arrivederci come si deve merita lacrime anche da parte del cielo. Infatti piove, come se anche il continente che ci ha visti nascere, crescere e diventare ribelli piangesse, salutandoci tristemente.

Dopo aver sbrigato velocemente le pratiche in dogana siamo di fronte a una nuova bandiera, che aleggerà sulle nostre teste per i prossimi 90 giorni.

Raggiungiamo velocemente Edirne sotto ad un diluvio che diventa ben presto candida e silenziosa neve. Nonostante il tempo avverso la città ci regala uno skyline meraviglioso già in lontananza, con i minareti delle moschee e i tetti dei palazzi che si mascherano fra le nuvole.

Il primo parcheggio turco dove sostiamo è un piazzale, popolato da bus di linea e cani randagi.

Il canto del muezzin ci sorprende piacevolmente, si uniforma come sottofondo, mentre tutto sembra darci il benvenuto.

La città di frontiera che non ti aspetti: Edirne

Camminiamo a passo veloce, per sentire meno il freddo nel quale tace la città di Edirne. In un attimo ci ritroviamo sotto al primo minareto, gigantesco e notiamo che le moschee sembrano essere l’unico elemento differente rispetto ai paesi europei. Abbiamo vissuto il passaggio attraverso le chiese ortodosse, ma tutto il resto qui sembra ricondurci ancora a quei luoghi che conosciamo bene.

Il centro di Edirne ci catapulta nuovamente nel mondo arabo, che arabo non è: le strade strette, le piccole botteghe che si susseguono una dopo l’altra, le caffetterie, le tazzine di tè appoggiate ovunque, gli stessi prodotti venduti per strada e dietro alle vetrine, che viene il dubbio che possano rimanere lì per sempre.

Mentre si aprono le prime finestre e si spalancano le prime porte raggiungiamo uno dei tanti ponti che circonda la città, per poi tornare indietro soffermandoci di fronte a un deposito di biciclette ricoperte dalla neve e ricercando un po’ di calore nel vecchio bazar. Ci mescoliamo con la gente del posto, unici turisti di una domenica mattina ancora troppo assonnata.

Entriamo nella moschea più vecchia della città, come se dovessimo andare a confessarci. Ci togliamo le scarpe, la prima di tante volte. Ci siamo solo noi e senza troppo stupore un gatto, accucciato vicino a una delle scritte sulle pareti interne. Nessuna immagine, come dettato dal Corano, solo giochi di luce. Sembra di entrare in un museo, mentre i piedi apprezzano l’enorme tappeto morbido che calpestano.

Subito dopo ci ritroviamo ad attraversare un piccolo bazar, dove è possibile acquistare le tipiche saponette di Edirne a forma di frutti, per poi entrare nella moschea più importante, con i minareti più alti del mondo, secondi solo a quelli della Mecca. I ponteggi esterni potevano farci immaginare che qualcosa sarebbe andato storto. Gli interni sono del tutto coperti e non facciamo in tempo a togliere le scarpe che già le indossiamo per incamminarci in un antico quartiere in periferia. È la vista quassù a fare da padrona: le montagne innevate, i minareti, le cupole, i tetti. Un nuovo orizzonte, mentre tutt’attorno regna il silenzio. Restiamo fermi qualche istante, per scattare un fermo immagine anche con il cuore.

Direzione Istanbul

Accendiamo il motore e ci mettiamo in direzione Istanbul, sfidando il traffico cittadino fino a raggiungere un pratico campeggio in centro. Al nostro arrivo ci accoglie un uomo dall’aspetto austero, con la pistola sul tavolo. Deglutiamo, osservandolo sciogliersi di fronte a un cucciolo di gatto di 2 mesi che sbucava dal bracciolo di una poltrona.

Italy good. Welcome welcome!

Perfetto, se siamo i benvenuti facciamo che pagare subito due notti e poi noi siamo là in fondo e stiamo bravi al nostro posto, promesso!

Informazioni utili
Dogana

L’ingresso dalla Bulgaria è stato semplice e scorrevole. Noi abbiamo scelto di esibire la carta d’identità come documento (ovviamente vale anche il passaporto) e ci è stato rilasciato un foglio cartaceo che attesta la possibilità di rimanere in paese per 90 giorni.

I documenti teoricamente richiesti per viaggiare con gli animali non ci sono stati richiesti.

Entrando il 20 gennaio 2024 e facendo due calcoli possiamo stare fino al 18 aprile, ma notiamo che ci hanno regalato quattro giorni in più.

Cambio valuta

Noi abbiamo cambiato le nostre banconote di euro in un money exchange di Edirne aperto la domenica mattina, ma potete anche scegliere di recarvi in banca. Da quel che abbiamo visto convengono molto più che ritirare in banca o allo sportello ATM.

Francamente siamo usciti sentendoci quasi dei ladri dato che avevamo fra le mani un enorme malloppo di carta, realizzando solo a posteriori che la banconota con più cifre, 200 lire, corrisponde a 6,25 euro.

HGS: il “Telepass” Turco

L’unico modo per usare le autostrade e i ponti a pagamento in Turchia è tramite HGS ovvero la versione turca del Telepass. Per farlo, ricaricare o verificare se ci sono dei caselli da pagare, bisogna recarsi in uno dei tanti uffici delle poste (PTT). L’unico consiglio che ci sentiamo di darvi è di recarvi al mattino presto.

E’ obbligatorio effettuarlo? No, ma se doveste imbattervi in un tratto di strada a pagamento o ad attraversare un ponte è meglio averlo (costa 13 euro e parte del denaro è già predisposta per il pagamento di alcune tratte).

E per questo primo appuntamento di Direzione Giappone è tutto. Arigatou, alla prossima puntata!

🇮🇹 → 🇯🇵 9087 km (in linea d’aria)

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