Senegal in camper: itinerario, consigli e informazioni utili

Andare in Senegal in camper non era previsto nei nostri piani ma, spinti dai racconti di altri camperisti (che puoi ascoltare qui ) e dopo essere arrivati nel Sahara Occidentale ci siamo ritrovati ad attraversare la Mauritania, stato che divide il mondo arabo dall’Africa nera.

Dopo quasi 30 giorni trascorsi in Senegal, qualche disavventura in dogana e non solo, numerose conoscenze con i locali, parole imparate in dialetto, soluzioni pratiche trovate qua e là e informazioni utili a camperisti e non, ci è balzata in mente l’idea di scrivere un articolo sulla nostra avventura, sperando che possa essere utile a chi sta pensando di cimentarsi in un viaggio simile.

Tabella dei contenuti
Itinerario

In questa sezione ti elencheremo tutte le tappe della nostra avventura, ricreando un piccolo diario giornaliero. Se vuoi leggere il nostro itinerario in breve lo trovi qui, mentre se vuoi leggere le nostre considerazioni in merito al paese e soprattutto le tappe imperdibili puoi farlo cliccando qua).

Ingresso in paese, Saint Louis e Lago Retba

Giorno 1: siamo arrivati alla dogana senegalese di Diama in tarda mattinata, per poi dirigerci direttamente a Saint Louis. Attraversando la cittadina l’impatto è notevole: una prima isola centrale decorata da colorate casette coloniali lascia lo spazio a un ponte che conduce all’isola dei pescatori, martoriata da sporcizia in ogni angolo, bambini che vagano in mezzo a una moltitudine di cani randagi e caprette, una spiaggia meravigliosa caratterizzata più da rifiuti che granelli di sabbia. Abbiamo sostato con il van a sud dell’isola dei pescatori, in libera e totalmente indisturbati.

Giorno 2: ne abbiamo approfittato per visitare il museo di fotografia di Saint Louis . La visita si divide in 7 unità dislocate e la vera attrattiva a parer nostro sono proprio le location, vecchie case abbandonate, popolate da arte e natura incolta. Prezzo del biglietto 2000 F (3 euro) a persona, tempo di visita 1,30 h. Sosta in libera sull’isola dei pescatori (puoi usare i pullman cittadini per spostarti o come noi andare a piedi).

Giorno 3: abbiamo approfittato del tempo necessario per sbrigare un paio di problematiche legate al passavant del veicolo (in merito trovi tutto capitolo dedicato) per visitare una realtà di Saint Louis che si occupa di salvare dalla strada i bambini talibè (piccoli mandati dalle famiglie più povere a studiare il corano presso figure che dovrebbero occuparsi della loro istruzione, i Marabut, e che invece lucrano sul loro vagabondare, facendoli vivere in condizioni penose senza toilette e cibo sufficiente, malmenandoli senza dar loro assistenza medica in caso di infezioni). Nella struttura della Maison de la Gare ci ha accolti Issa, il direttore, con gioia mista a commozione nel raccontarci quanto sia difficile ogni giorno operare in qualità di associazione che vive principalmente di donazioni. Nel pomeriggio ci siamo spostati allo Zebrabar, famoso camping affacciato sull’oceano.

Giorno 4: dopo il forte impatto del paese, che ci ha fatti più volte domandare perché avessimo deciso di visitarlo, abbiamo approfittato della pace offerta dal luogo immerso fra alberi, un lembo di spiaggia pulito e scimmiette libere di gironzolare al mattino. Nel tardo pomeriggio ci siamo spostati e abbiamo dormito presso un benzinaio a metà strada.

Giorno 5: abbiamo raggiunto il Lago Retba o maggiormente noto come Lago Rosa, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che ha perso la peculiarità della sua pigmentazione a causa di piogge torrenziali che a fine 2022 hanno portato via i cumuli di sale e fatto sì che l’alga responsabile del pigmento non riuscisse più a ricreare la magia del luogo. Tant’è, ci ha accolti un lago blu, con acqua schiumosa a riva, pattumiera qua e là e un alone di desolazione, legato ad alcune strutture in decadimento. Sosta in libera in riva al lago.

Dakar e la Petit Cotè

Giorno 6: guidare nella capitale, Dakar, non è una delle esperienze più semplici, motivo per cui studiando la cartina abbiamo circumnavigato la città dall’esterno, approfittando di un appuntamento nel quartiere periferico di Guediawaye. Qui abbiamo visitato una scuola che insegna alle ragazze a cucire, trovando per loro alcuni stage di inserimento nel lavoro (per informazioni progetto Sunugal e associazione Gis Gis , che vende in Italia nei punti di ecomercato). Nel primo pomeriggio abbiamo proseguito lungo la “route de la corniche ovest” per visitare la gigantesca statua in bronzo alta 49 metri raffigurante una donna e un uomo con bambino che troneggia sui tetti della città e sull’Atlantico (Monument de la Reinassance Africane, visitabile anche all’interno a pagamento). Abbiamo sostato in una vietta laterale tranquilla e ombreggiata per dirigerci in piazza dell’Indipendenza e ottenere il primo timbro di proroga sul passavant del mezzo che concede i primi 15 giorni di permesso. Siamo arrivati 15 minuti prima della chiusura e l’operazione è stata rapida! Abbiamo approfittato della vicinanza al porto per visitare un mercato locale: aspettatevi di essere invitati a fermarvi davanti a ogni bancarella per comprare qualcosa e armatevi di pazienza e fermezza laddove necessario!. Abbiamo sostato in un viale alberato nella zona delle ambasciate, ma in città trovi anche un campeggio.

Giorno 7: visitiamo l’isola di Goree, meglio nota come isola degli schiavi, al mattino presto per due motivi: lasciare gli animali a bordo del van senza che patissero il caldo ed evitare la ressa di turisti mista a venditori locali. Ci siamo così imbarcati alle 7.30 insieme a una decina di passeggeri (normalmente parte ogni mezz’ora dalle 6:15 alle 22:30, prezzo 5200 F o 8 euro a/r per persona) e dopo 20 minuti eravamo sull’isola. Intorno a noi solo il rumore della natura che si svegliava, poche persone intente a preparare la colazione e stendere i panni, opere d’arte sparse qua e là da ammirare in silenzio. Abbiamo percorso tutto il perimetro, leggendo la storia del luogo e immaginandone le atrocità subite da uomini, donne e bambini che qui venivano smistati e privati della loro identità prima di essere stivati a bordo delle navi che li avrebbero condotti nelle Americhe a lavorare e perire nelle piantagioni. Sull’isola si trovano anche un paio di musei (quello relativo alla casa degli schiavi ha ultime recensioni pessime!) e alcuni ristoranti, oltre a botteghe sparse qua e là (se vuoi sapere di più clicca qui ). Noi siamo rientrati a Dakar con il traghetto delle 10.30, che è arrivato sull’isola trasportando circa 300 persone fra turisti e locali. Abbiamo a fatica raggiunto l’autostrada, per colpa del traffico cittadino, e siamo arrivati sulla Petit Cote giusto in tempo per pranzo. La nostra meta temporanea per spezzare il viaggio è stata Yenne, affacciata sulla costa e caratterizzata da resort abbandonati e alcune strutture in costruzione. Abbiamo sostato in libera con il van lungo la spiaggia, in un posto tranquillo ma invaso dalle zanzare! Possibilità di campeggio nei dintorni.

Giorno 8: percorrendo la N1, in condizioni migliori rispetto alle strade del nord, abbiamo raggiunto La Somone, villaggio affacciato sulla laguna, visitabile a bordo delle famose piroghe. Noi ne abbiamo approfittato per fare due passi nel mercato del paese, comprare frutta e verdura e passeggiare sulla spiaggia. Il contrasto fra la pulizia in prossimità dei resort e i cumuli di pattumiera nelle strade periferiche è davvero impattante. In questo tratto di costa abbiamo visto molti turisti praticare surf. Abbiamo dormito nel parcheggio custodito vicino alla spiaggia.

Giorno 9: abbiamo raggiunto la non troppo distante M’Bour per visitare in mattinata un’associazione italiana che offre supporto ai bambini talibè della zona (Maison des Enfantes . Insieme ad altri volontari abbiamo preparato panini per i piccoli e poi giocato con loro intrattenendoli in modo molto semplice, mentre era attiva l’infermeria. Lasciata la struttura con l’amaro in bocca, chiedendoci se avesse avuto un senso il nostro aiuto, abbiamo abbandonato l’idea di visitare il mercato del pesce per il troppo caldo a bordo che avrebbe messo a dura prova i nostri animali e ci siamo diretti a Joel-Fadiouth. Abbiamo dormito sulla spiaggia molto sporca di fronte all’isola, ma notte tranquilla.

Giorno 10: sul web si trovano informazioni relative alla visita dell’isola delle conchiglie possibile solamente con una guida. Quando noi siamo arrivati all’imbocco del ponte però non abbiamo trovato nessuno a cui chiedere informazioni, motivo per cui abbiamo passeggiato in solitaria calpestando le numerose conchiglie che coprono tutto il suolo e raggiungendo il cimitero che ospita musulmani e cristiani all’ombra di qualche baobab. Non ci siamo soffermati troppo in zona perché tutto il paesaggio è costellato di pattume che rende la passeggiata non troppo piacevole. Abbiamo quindi velocemente raggiunto il vicino paese Fadial, che ospita il Baobab sacro, maestoso e osservabile al suo interno tramite una fessura dalla quale proveniva però un odore acre che ci ha fatti resistere dall’entrare. Se volete vederlo nel pieno della fioritura dovere recarvi durante la stagione delle piogge.

Direzione Casamance

Da qui in poi avremmo potuto scegliere fra due possibilità: attraversare la Gambia e la relativa dogana o circumnavigarla allungandoci verso le zone più interne del paese per raggiungere la Casamance (per tutte le alternative vi rimandiamo al paragrafo dedicato). Visto che avevamo già avuto problemi entrando in paese e avendo incontrato più persone che ci avevano raccontato aneddoti vari su posti di blocco corrotti, abbiamo deciso di percorrere più chilometri raggiungendo la città di Tambacounda. L’unico problema che abbiamo riscontrato prendendo questa decisione è stato il caldo, che ha fatto impazzire il cicalino dello scalino del van, impedendoci di proseguire per un paio di ore. Questa disavventura ci ha obbligati a fermarci in città per la notte, con 37 gradi a bordo e un rumore di traffico assordante. Presente un solo “hotel” che chiede 11000 F (16 euro) per poter sostare in una piazzola, abbiamo deciso di spostarci poco più avanti presso un benzinaio (notte infernale).

Giorno 11: dopo esserci alzati alle 6 e aver fatto gasolio (presso una Shell che in realtà ci ha messo gasolio mischiato acqua!) siamo partiti decisi a raggiungere la Casamance entro sera, per non perdere altro tempo prezioso. La strada si è rivelata ben diversa in questo tratto: pochissimo traffico, asfalto in ottime condizioni (tranne qualche buca nel tratto finale), pochissimi dossi, natura rigogliosa, piccoli villaggi con case dal tetto in paglia e persone sorridenti. L’impressione è stata davvero ottima, tant’è che in questo luogo abbiamo iniziato ad apprezzare il nostro viaggio in Senegal. Abbiamo pranzato all’ombra di un albero sotto lo sguardo curioso di donne e bambini che abbiamo salutato con gioia, per poi ripartire e raggiungere un parcheggio a 10 minuti da Cap Skirring nel tardo pomeriggio, senza immaginare che questo luogo ci avrebbe rapiti per 6 giorni. Sosta in libera in natura vicino a un hotel abbandonato (dove siamo rimasti a dormire per giorni).

Giorno 12: stanchi per le disavventure e la lunga tratta percorsa abbiamo deciso di goderci questo piccolo angolo di paradiso, camminando sulla sabbia bianca di una spiaggia decisamente più pulita di quelle del nord e salutando cordialmente ogni persona che passava al nostro fianco. Per pranzo abbiamo deciso di provare il piatto tipico del paese, il thieboudienne, riso con pesce e verdure, qui proposto a 1000 F (1,50 euro a piatto). Nel pomeriggio abbiamo raggiunto a piedi la vicina Kabrousse, ultima cittadina prima del confine con la Guinea Bissau, in cui si teneva una festicciola di paese. Siamo stati accolti calorosamente, fra abiti coloratissimi e bambini intenti a correre e ballare.

Giorno 13: abbiamo approfittato del ritmo lento della vita nel villaggio per comprare il pane locale, chiamato tapalapa, al costo di 200 F per pezzo, preparato con un mix di farine e prodotto in un forno di fango. Non fatevi ingannare dalle dimensioni, è nettamente più piccolo delle baguette ma decisamente più pesante! Abbiamo inoltre ricaricato la nostra schedina Orange (trovi più sotto le informazioni in merito), pranzato in un altro piccolo bar e passeggiato fra mucche, maialini, caprette libere sulla spiaggia.

Giorno 14: in mattinata abbiamo raggiunto Cap Skirring, cambiato i soldi nell’unica banca presente, comprato angurie nel parcheggio dell’aeroporto, caricato l’acqua in un piccolo camping (contrattando per 1400 F, 2.15 euro, anziché 4000 F richiesti), mentre nel pomeriggio abbiamo raggiunto a piedi lungo la spiaggia il confine segnato sulla mappa con la Guinea, oltrepassandolo in linea d’aria.

Giorno 15: innamorati del posto e della gente del luogo abbiamo fatto il primo bagno dell’anno nell’oceano, insieme a un ragazzo di nome Ibu, imparando parole in dialetto e scoprendo più dettagli sulla cultura del posto, mentre le numerose zanzare e i 43 gradi a bordo senza possibilità di grandi zone d’ombra, iniziavano a farci pensare di doverci spostare, anche per tutelare Olimpia e Sakè, i nostri animali.

Giorno 16: in mattinata siamo andati a vedere i famosi Fromager (alberi altissimi e dal tronco sottile ma molto particolare) della vicina Diembering, poi abbiamo cucinato il pesce pescato per noi da Ibu a bordo del van e in serata ne abbiamo approfittato per salutare definitivamente lui e i nostri vicini di casa, una famigliola francese con cui abbiamo piacevolmente chiacchierato ogni giorno.

Giorno 17: salutata anche Elizabeth, la nostra cuoca del cuore dello Chez Marie, ci siamo diretti prima a Elikine, un piccolo villaggio da cui si può ammirare e raggiungere l’isola di Carabane (escursione che vi consigliamo se avete la possibilità di pernottare in loco sfruttando gli orari della piroga pubblica che costa decisamente meno di quella privata), poi a Oussoye, famosa per il bosco sacro e per la diffusione dell’animismo, per poi raggiungere la dogana di Ziguinchor e ottenere il secondo rinnovo di 15 giorni di permesso per il veicolo. Da qui, con 45 gradi a bordo, ci siamo messi in moto direzione Tambacounda, per circumnavigare di nuovo la Gambia e ammirare i villaggetti che ci avevano affascinati all’andata. Non siamo riusciti a raggiungere la città ma ci siamo fermati a 2 ore, dormendo in una delle piazzole ai lati della strada.

Giorno 18: percorsi tutti i chilometri dell’entroterra siamo arrivati a Palmarin, piccolo villaggio di pescatori situato in una zona naturalistica. Visto il caldo insopportabile (più di 40 gradi) abbiamo sostato in un campeggio che offriva piazzole ombreggiate. Pulito, con servizi e docce a disposizione, carico dell’acqua limitato, Wi-Fi utile solo per qualche messaggio con Whatsapp, piscina e possibilità di accedere direttamente alla spiaggia (purtroppo le acque erano invase da meduse).

Giorno 19: abbiamo approfittato della pace del luogo per riposarci prima del grande rientro. Anche qui abbiamo trovato un piccolo ristorantino gestito da una donna gentilissima, disposto vicino alle rovine di un villaggio turistico. Questa zona è messa in pericolo dalle maree e dalle piogge, che stanno scavando sempre di più la riva. Sosta in libera ma non consigliata.

Giorno 20: abbiamo raggiunto a piedi attraverso la spiaggia il piccolo villaggio di Palmarin, incontrando solo qualche uomo a cavallo.

Giorno 21: ultimo giorno a Palmarin, purtroppo mentre pranzavamo qualcuno ha scassinato il vetro del portellone del van rubandoci il cellulare. Dopo il pomeriggio in gendarmerie ci siamo spostati a M’Bour (segnaliamo la presenza del primo Auchan in zona). Sosta vicino alla spiaggia.

Giorno 22: Volevamo visitare il mercato del pesce ma abbiamo perso la mattinata per il tentativo di una multa per guida pericolosa (che siamo riusciti a far annullare). Ci siamo spostati di nuovo a La Somone, dove abbiamo dormito nel parcheggio custodito.

Giorno 23: da qui in poi abbiamo preferito ripercorrere mete in cui eravamo già stati per essere sicuri. Ci siamo quindi spostati a Yene, dove avevamo dormito il 7° giorno. Notte terribile, con un’invasione di più di 50 zanzare!

Giorno 24: da Yene abbiamo raggiunto lo Zebrabar vicino a Saint Louis (attenzione all’ultimo tratto di strada, noi ci siamo insabbiati!).

Giorno 25: abbiamo raggiunto la dogana di Diama alle 16.30, svolgendo le pratiche di uscita in modo rapido e senza problemi. Tenete con voi i franchi senegalesi giusti per pagare sbarre e dogane in quanto non accettano euro (possibilità di cambiare i sefa residui alla frontiera con il Marocco). Abbiamo dormito nel parco nazionale di Dwailing avvantaggiandoci per attraversare la Mauritania in un giorno solo.

In Breve

Di seguito l’itinerario in breve. Abbiamo sempre dormito in libera tranne dove non espressamente indicato

Giorno 1: Diama, Saint Louis - ingresso in Senegal e visita all’isola dei pescatori.

Giorno 2: Saint Louis - visita dell’isola centrale e del museo di fotografia di Saint Louis .

Giorno 3: Saint Louis, Zebrabar - visita all’associazione presso Maison de la Gare . Nel pomeriggio spostamento e pernottamento al famoso camping Zebrabar.

Giorno 4: Zebrabar.

Giorno 5: lago Rosa.

Giorno 6: Dakar - rinnovo del passavant e visita della città in particolar modo del mercato di Sandaga.

Giorno 7: isola di Goree, Yenne - visita al mattino dell’isola e spostamento nel pomeriggio verso Yenne.

Giorno 8: la Somone - visita al villaggio affacciato sulla laguna. Pernottamento parcheggio custodito vicino alla spiaggia

Giorno 9: M’Bour - visita presso l’associazione (Maison des Enfantes e nel pomeriggio spostamento verso Joel-Fadiouth.

Giorno 10: Joel-Fadiouth, Fadial - visita alla famosa isola di conchiglie e al Baobab Sacro. Nel pomeriggio spostamento per Tambacunda.

Giorno 11 - 15: Cap Skirring.

Giorno 16: Diembering - visita ai famosi Fromager.

Giorno 17: Elikine, Ziguinchor e Tambacounda - visita alla città di Elikine e ai villaggetti sulla strada. Rinnovo del passavant a Zinguinchor. Nel pomeriggio direzione Tambacounda.

Giorno 18: Palmarin. Pernottamento presso il camping.

Giorno 19 - 20: Palmarin.

Giorno 21: M’Bour.

Giorno 22: la Somone. Pernottamento parcheggio vicino alla spiaggia.

Giorno 23: Yenne.

Giorno 24: Pernottamento al camping Zebrabar.

Giorno 25: Diama e uscita dal Senegal.

Escursioni

Per quanto riguarda questi luoghi non possiamo darti la nostra opinione in merito perché non li abbiamo visitati, per motivi legati al clima e per scelte economiche. Abbiamo però cercato di ottenere più informazioni possibili per poterle condividere.

  • Parco Nazionale Niokolo-Koba: si trova nelle vicinanze del confine con la Guinea-Bissau a 600 Km da Dakar ed è un’area dichiarata Patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO caratterizzata da una fauna e una vegetazione molto ricche, con oltre 80 tipi di mammiferi. La zona è attraversata da decine di corsi d’acqua, tra cui il fiume Gambia e la fitta rete dei suoi affluenti. Ad oggi abbiamo sentito numerosi pareri circa tasse molto elevate da pagare e pochi esemplari di animali da poter osservare. Le temperature inoltre nella zona possono essere molto elevate (viaggiando con i nostri animali non ci è stato possibile andare a visitarlo).

  • Parco Nazionale di Djoudj: Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 1971, si trova sulle rive del fiume Senegal, a pochi chilometri dalla città di Saint Louis. Offre un habitat naturale e un buon ristoro durante la migrazione per oltre 400 specie diverse di uccelli, essendo una zona particolarmente ricca di vegetazione e corsi d’acqua.

  • Riserva Naturale di Bandia: situato a non troppi chilometri di distanza dalla capitale, si tratta per lo più di un grande zoo che ospita animali importati dal Sudafrica, e che offre safari ovviamente non paragonabili a quelli in Tanzania o in Sudafrica. Anche in questo caso le tariffe non sono delle più economiche, soprattutto a detta di altri viaggiatori, per lo spettacolo offerto. Forse, se si hanno bambini e si è amanti degli zoo, può essere una bella escursione.

  • Il Delta del Sine Saloum: visitabile a bordo delle tipiche piroghe

  • Il deserto di Lompoul: situato a nord del paese, si può visitare con escursioni su 4x4 o dromedari

Dogana e Strade

Entrare in Senegal in auto, moto o con il proprio camper è fattibile con le dovute accortezze e armandosi di pazienza. Se vuoi sapere di più clicca qui per andare all’articolo dedicato.

Quanto abbiamo speso

Dare una cifra relativa al solo viaggio in Senegal è possibile, ma va contestualizzata all’interno dell’intero percorso perché arrivando via terra bisogna tener conto del prezzo del traghetto per arrivare in Africa, dei chilometri necessari per attraversare il Marocco da nord a sud, del visto di ingresso per la Mauritania (da pagare due volte ovviamente se si effettua lo stesso percorso in risalita) e dei 750 chilometri per attraversarla.

Sempre legato al fatto che abbiamo attraversato più stati del continente, non sappiamo dire il prezzo relativo all’assicurazione sanitaria solo per il Senegal, cifra che varia comunque in base alla compagnia scelta, al rischio pattuito e all’età dell’assicurato (noi per 3 mesi per due adulti di 33 anni in Marocco, Mauritania, Senegal e Gambia che non sapevamo se avremmo attraversato abbiamo speso in totale 528,78 euro con ViaggioSicuri).

Quando ci troviamo in un paese straniero, soprattutto dove non accettano l'euro, ci affidiamo a questa carta gratuita, che ti permette di pagare senza alcun tasso o addebito.

Le nostre spese ammontano a:

  • Benzina: 257 euro (3400 chilometri percorsi - prezzo gasolio 1-1,16 euro\litro)
  • Campeggi e parcheggi: 44.96 euro
  • Autostrada: 4,30 euro
  • Spesa alimentare: 125 euro
  • Ristoranti: 25,40 euro (8 pasti fuori per due persone)
  • Varie (antizanzare, internet, triangolo, museo etc): 45,75 euro
  • Traghetto isola goree: 16 euro
  • Assicurazione veicolo: 30 euro
  • Passavant: 250 euro
Totale: 798 euro
Considerazioni e tappe imperdibili

Il nostro approccio iniziale al Senegal non è stato dei migliori: i problemi avuti in dogana, la troppa pattumiera ovunque, i problemi di corruzione e gestione della povertà nel paese ci hanno decisamente scossi. E’ stato solo pensando a se e quando saremmo tornati in queste zone in van che abbiamo deciso di provare a raggiungere il sud, la Casamance, zona che ha decisamente risollevato il nostro morale, sia per i luoghi visitati sia per l’accoglienza da parte delle persone. Tutta la magia che ci hanno regalato i 7 giorni vissuti in questa zona del Senegal non è stata intaccata neppure dai fatti sgradevoli accaduti nell’uscita dal paese. Torneremmo quindi? Forse un domani sì. Sicuramente non nell’immediato. Consigliamo di visitare il paese? Sì. Anche solo per vivere davvero un’esperienza diversa, per capire una cultura diversa, per provare a ritrovare ritmi legati al sole e non alle lancette di un orologio.

Non aspettarti una grande offerta architettonica e soprattutto non fermarti alle spiagge idilliache di fronte ai resort: prova a cercare il contatto con la gente del posto che è la vera ricchezza di questo paese.

Tappe imperdibili:

  • Saint Louis, con una visita all’isola dei pescatori e al museo di arte fotografica
  • Dakar, più che la città noi vi consigliamo assolutamente la visita all’isola di Goree
  • La Somone e la visita a bordo delle piroghe del delta del fiume
  • Casamance (per noi la miglior tappa del paese)

Tappe da valutare:

  • i parchi sopra citati, da valutare in base al tempo e alla disponibilità economica

Tappe da evitare:

  • Lago Rosa, per via del fatto che attualmente non è più rosa
  • Petit Cote, troppo turistica e con hotel diroccati
Il nostro Vlog

Se vuoi vedere i nostri vlog o vuoi sentire le nostre considerazioni ti lasciamo di seguito i video:

  • vlog
  • le nostre considerazioni
Le nostre mappe
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