Matrimonio alternativo: 30 giorni per organizzarlo in un van

  • Sara
  • 3 Ottobre 2023
  • 5 minuti e 16 secondi

Conoscete qualcuno che abbia organizzato il proprio matrimonio in un mese e ne sia uscito con un sorriso vincente più che con un favola fra le mani?

Benvenuti in un’altra delle nostre follie!

Un passo indietro

Se ripenso a quando avevo 10 anni e su una vecchia agenda della Cassa di Risparmio scrivevo quasi un tema da maturità su come si sarebbe svolto il “mio” giorno, con tanto di dettagli sull’abito da principessa, mi viene proprio da sorridere in modo beffardo. Cenerentola ha vinto in tante altre occasioni e nella stanzetta di tante altre bambine.

Nella nostra storia hanno vinto una donna e un uomo che hanno creduto in un “giorno tutto loro”, che hanno scelto i dettagli senza pensare a voler apparire ma volendo essere se stessi.

Mancavamo in famiglia da troppo tempo per permetterci di essere poco autentici, mancavamo in Italia da troppo tempo per non sederci a tavola con gli invitati e gustare qualche piatto semplice del nostro territorio, mancavamo da troppo tempo per dedicarci a troppe persone e perderci i dettagli di un momento di condivisione importante.

Ma facciamo un salto indietro di qualche mese per riuscire a capire come una serie di mirabolanti incastri abbia reso quelle 24 ore uniche e irripetibili.

Cosa ci è venuto in mente?

Era il 31 dicembre 2022 quando, forse per un colpo di sole improvviso o per una sindrome di Stendhal di fronte all’Alcazar di Siviglia, Paolo mi chiedeva sorridendo di sposarlo.

Ci ho messo un secondo a capire che quei due occhi nocciola che ho di fronte ogni giorno da un po’ di tempo ormai erano davvero sinceri, due secondi a sorridere, tre secondi a rispondere senza dubbio alcuno di sì.

Paolo ed io siamo così, lanciamo idee e progetti per aria e poi lasciamo che le cose accadano. È per questo motivo che nei mesi a seguire su questo bizzarro progetto ci abbiamo solo riso su, con il naso sporco di farina e la bocca piena di pezzetti di cioccolato.

Era il 18 maggio 2023 quando, affacciati sulla costa mediterranea del Marocco, osservando le nostre radici da lontano sotto a un diluvio magnanimo, abbiamo deciso di contattare il Comune di Torino per sposarci un paio di mesi dopo, periodo in cui saremmo passati sicuramente da casa. La risposta da parte degli uffici è stata celere quanto negativa: il tempo a disposizione non sarebbe stato sufficiente.

Se vuoi vedere il video completo lo trovi in fondo all’articolo

Non s’ha da fare

Ah il tempo, quel compare che abbiamo imparato a gestire in tutt’altro modo da quando siamo partiti (ne abbiamo parlato qui ). Che nemico beffardo. Dopo un quarto d’ora di disappunto e silenzio e di millemila cose imparate sul web sulla burocrazia necessaria per organizzare le nozze, abbiamo deciso di tentare una via secondaria: richiedere le pubblicazioni a Torino, nostro comune di residenza, e sposarci in un altro comune.

Quale? Bella domanda. Tempo a disposizione? Impossibile saperlo.

A quel punto l’unica mail che è arrivata in risposta citava le seguenti parole: “inutile chiamare o scrivere per solleciti, quando la vostra richiesta sarà presa in carico verrete contattati”.

Succedeva di nuovo

Avevamo appena lanciato in aria un progetto e le cose sarebbero andate come dovevano andare.

Per questo motivo non abbiamo avvisato nessuno della nostra scelta e abbiamo continuato a vivere alla giornata senza organizzare nulla, lasciando che il tempo passasse e facendocelo il più possibile amico.

Abbiamo preso un traghetto, siamo tornati nel nostro continente, abbiamo attraversato la Spagna inseguendo la rotta del Don Quijote e siamo arrivati nella nostra amata Francia.

Sposarsi non avrebbe cambiato nulla fra di noi, ma ci avrebbe aiutati a sentirci più tutelati in caso di necessità vivendo sempre “soli” in mezzo al mondo.

Sogno o.. mi sposo!

Era il 22 luglio 2023 quando, mentre inoltravo la mail per la richiesta del rinnovo della carta di identità e fuori diluviava dopo giorni di calura insopportabile, è arrivata una strana risposta che ci convocava nel comune di Torino il 27 luglio per ufficializzare le pubblicazioni di Matrimonio. Bene, eravamo oltralpe, avevamo davanti al naso un pain au chocolat e le lacrime sgorgavano a ritmo della pioggia. Alla stessa velocità abbiamo impostato le dita delle mani. Urgeva chiamare i nostri genitori per dar loro la notizia e trovare qualcuno da delegare in comune, rispondere alla mail e avvisare che avremmo delegato qualcuno, trovare un comune che avesse una data disponibile, stabilire gli invitati e capire dove raggrupparli per vivere un momento unico nel nostro stile.

A fine serata avevamo stabilito quasi tutto, contro ogni aspettativa.

Il giorno dopo mentre passeggiavo con Sakè ho raccolto qualche fiore di campo e ho creato un piccolo bouquet, poi con la coda di Olimpia che ci scodinzolava a fianco Paolo ed io ci siamo abbracciati di fronte al van circondato dalle Alpi. Eravamo a casa, lo siamo ovunque.

Siamo tornati in Italia a inizio agosto, vivendoci ogni minuto che quel tempo beffardo ci metteva a disposizione.

I giorni passavano e noi spuntavamo le cose da organizzare.

Quando siamo arrivati a Saluzzo mi aspettava un abito ordinato online, che con somma gioia era di due taglie sbagliate. Grazie alla tecnologia, ai resi disponibili e alla consegna express, mentre armeggiavamo per coibentare il van e sistemare tutto ciò che i mesi di vita tra Europa e Africa avevano messo a dura prova a bordo, un altro vestito è arrivato a casa e questa volta era proprio l’abito perfetto: un corpetto leggermente lavorato e una gonna lunga fino a terra per un insieme semplice ma luminoso, che mi avrebbe permesso di sentirmi non tanto una principessa, quanto me stessa.

In quei giorni abbiamo avuto modo di riabbracciare familiari ed amici, conoscere la titolare del rifugio di montagna in cui avremmo accolto una trentina di invitati per una cerimonia intima, assaggiare il dolce che avrebbe deliziato tutti, trovare il giusto progetto solidale che desse un senso alle nostre bomboniere e ordinare un semplice bouquet che non mi facesse starnutire.

Dei tavoli in legno addobbati con fiori di campo e dei piatti cucinati con amore dallo splendido staff di Pian Munè, della Torta Leonardo con cioccolato e lamponi e delle bomboniere ve ne parlerò in articoli dedicati qui sul nostro sito, perché ogni dettaglio che ha reso il nostro giorno unico per davvero merita un racconto speciale.

Vivete una vita in cui potete riconoscervi

Era il 25 agosto quando ci parcheggiavamo nel cortile di casa dei genitori di Paolo, pulivamo a fondo il van che mi avrebbe condotta in comune e che ci avrebbe fatto da casa la prima notte di matrimonio. Ricordo ogni istante con gioia, con un’emozione che mi porterò nel cuore per sempre.

Vi condivido un’estratto di ciò che avevo scritto per i nostri invitati:

C’è una frase di Tiziano Terzani che ci sembra riesca a riassumere ciò che viviamo sulla pelle ogni giorno: “Vivete una vita in cui potete riconoscervi”.

Ecco, ci piace immaginare di esserci riconosciuti in chi ci ha messi al mondo, in chi è cresciuto al nostro fianco, in chi ha visto i nostri primi sorrisi, in chi ha incrociato il nostro cammino, in chi è arrivato giorno dopo giorno e non se ne è più andato, in chi è solo passato e ha comunque lasciato il segno.

Ci piace immaginare di riconoscerci nel profumo di un fiore, nel battito d’ali di una farfalla, nel sapore di un piatto semplice cucinato con amore, nel ritmo di una canzone, nell’immensità di un orizzonte, nell’eco di un’onda che viene e che va.

Ci piace immaginare di riconoscerci in un’ombra, di sfuggita. In un’orma rimasta appena calcata sulla sabbia umida. In un volto silenzioso intravisto appena in mezzo a una folla rumorosa. Ci piace immaginare di poter riconoscere in noi, un domani, il segno di questo mondo di cui ci sentiamo complici.

Ci piace l’idea di poterci riconoscere in una vita che può sembrare strana, diversa, ma che per noi è realtà.

Ci fa sorridere il pensiero di poterci riconoscere in gesti scontati: passarsi un paio di calzini quando in casa fa freddo, avvisarsi quando inizia a piovere, indicarsi ciò che ai nostri occhi merita di essere osservato.

Ci piace immaginare di poterci riconoscere in una risata che esce dal cuore, nell’accenno di un sorriso, in uno sguardo di complicità.”

Paolo ed io ci siamo davvero riconosciuti in quel giorno, così semplice ma così speciale.

Un 26 agosto in cui ci hanno fatto compagnia tutti i climi possibili transitando dalla città alla montagna, come se ogni angolo di mondo fosse al nostro fianco anche quel giorno.

Ci siamo riconosciuti nei sorrisi, nella caduta dallo scivolo, nelle lacrime di commozione, nella polentata a fine giornata, nel giocare a Carcassonne con chi è rimasto con noi fino alla fine, nel caffè a bordo il mattino seguente immaginando arcobaleni di possibilità avvolti nella nebbia.

E siamo pronti a riconoscerci in una vita che ci stiamo costruendo su misura, giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro, in una quotidianità che è tutta nostra ma nella quale riusciamo a esprimerci con gioia, in un lavoro che ci stiamo inventando ma che speriamo ci porti a collezionare grandi soddisfazioni.

Grazie per aver letto questo sproloquio di emozioni. Quel giorno non abbiamo voluto un fotografo estraneo in mezzo a noi, abbiamo chiesto ad amici e parenti di scattare qualche immagine e abbiamo collezionato con gioia ciò che hanno catturato i loro occhi. Ne sono uscite fotografie che amiamo e un video che speriamo renda un briciolo dell’emozione che abbiamo provato!

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